Questa la cronaca “ufficiale”. Per Sosteniamo Pereira, il racconto di un italiano presente tra i manifestanti.
Per un romano avvezzo alle sassaiole di San Giovanni e ai roghi di Piazza del Popolo, la marcia improbabile di 300 portoghesi all’assalto del Ponte 25 aprile è parso un episodio di poco conto. Per qualche istante ho creduto di trovarmi in un film di Monteiro. Tuttavia è bene ricordare che anche il 25 aprile del 1974 era stato sufficiente lanciare garofani per portare a compimento la Rivoluzione. Ciò che di questo popolo gentile continua a sorprendermi é l’ostinata, indulgente ingenuità con cui accetta la causa di forza maggiore, che se dall’esterno può sembrare un fattore irritante, in realtà ci svela il segreto dell’unità dei portoghesi. Il “tem que ser” – letteralmente: “dev’essere (così)” costituisce il termine ultimo della ricerca delle cause e dei principi di ogni portoghese che si rispetti. Ma quello che é successo a Lisbona il 27 giugno, mentre la maggior parte della popolazione era in spiaggia, può essere considerato come un primo tentativo vagamente sgarbato di sottrarsi alla quiete del fatalismo.
Le forze dell’ordine hanno accompagnato un breve corteo non autorizzato per tutto il tragitto, assecondandone di fatto l’andamento; ma imboccata la rampa di accesso al ponte 25 aprile, gli agenti in tenuta anti-sommossa hanno bloccato l’allegra compagnia, conducendola in una vicina strada secondaria, con l’intento di identificare il maggior numero possibile di “sovversivi” (alla fine sono state identificate 226 persone). Ovvero, come ottenere una schedatura politica con l’inganno, ma anche in questo caso senza l’uso della violenza. “Tem que ser”, dunque? Questa volta no: come potete vedere nel breve video realizzato per Brand New Video, i manifestanti si sono opposti, esprimendo tutto il loro dissenso per una violazione tanto evidente delle buone maniere.
di Francesco Spinucci
Brand New Video